Développement durable
I sistemi di gestione ambientale, originariamente rivolti all'industria, possono essere estesi con successo alle attività turistico-ricettive.
UN TURISMO SOSTENIBILE IN QUOTA
Di Riccardo Beltramo
Il concetto di turismo sostenibile o compatibile (le due definizioni di turismo environmentally friendly internazionalmente riconosciute dalle comunità scientifiche ed accademiche) si concretizza nella contemporanea presenza di quattro requisiti fondamentali (G. MINA, Guardare e non toccare, Airone, Giorgio Mondadori, Milano, giugno 1995):
1. l'attività deve essere strettamente correlata all'apprezzamento di un'area protetta o ben conservata e deve avere per oggetto la natura nelle sue componenti [per il turismo eco-culturale, le popolazioni indigene];
2. l'attività deve ritenere l'interpretazione e la comprensione parti integranti del rapporto con l'ecosistema: l'esperienza del turista non deve essere di tipo passivo, ma educativa e formativa;
3. l'attività deve essere condotta con tecniche e strumenti a limitato impatto ambientale: le infrastrutture devono integrarsi con il background locale non solo in termini architettonici (utilizzo di materiali naturali, integrazione con il contesto paesaggistico), ma anche per ciò che concerne gli aspetti gestionali (smaltimento dei rifiuti, trattamento delle acque di scolo, scelta di fornitori locali);
4. l'attività deve contribuire alla conservazione ed alla valorizzazione dell'ambiente stesso: gli impatti negativi sull'ambiente sia naturale, sia socioculturale, devono essere minimizzati e la protezione dell'ecosistema deve essere supportata dal reinvestimento in loco di parte dei redditi derivanti dal turismo. Devono, inoltre, essere favorite le attività di educazione ambientale rivolte non solo ai turisti, ma anche alle comunità locali ospitanti, alle istituzioni e, in generale, all'intera opinione pubblica.
Produzione di energia con pannelli fotovoltaici per alimentare apparecchiature scientifiche e telefoni cellulariL'adesione delle attività economiche al concetto di sostenibilità ambientale non è spontanea, poiché si tratta di affrontare tematiche lontane dal core business, ma indotta dalle normative sulla tutela ambientale, emanate da diversi Enti preposti. La crescita della sensibilità verso il mantenimento di un elevato livello di qualità ambientale si è accompagnata alla diffusione del benessere economico e, in parallelo, ha trovato espressione nell'incremento del numero di norme che hanno via via interessato tutti i settori nei quali l'ambiente viene tradizionalmente diviso: aria, acqua, suolo, rifiuti. Negli anni è cresciuto il volume delle norme emanate, ma anche la difficoltà di aggiornamento e traduzione in pratica da parte dei gestori delle attività produttive. Tali norme hanno puntato verso la soluzione dei problemi "a danno avvenuto" preoccupandosi cioè di garantire uno smaltimento corretto degli scarti o di fissare limiti alle emissioni tali da non compromettere la qualità dell'ambiente. Raramente si è avviato un cambiamento strutturale che vada ad incidere in modo profondo alla fonte, risparmiando risorse o razionalizzandone l'uso. Le norme non hanno favorito, se non sulla carta, un esame critico dell'uso delle risorse quale potrebbe derivare invece da un'analisi dei flussi di materiali ed energia in un ciclo di trasformazione.
Il risultato? Un paradosso; le norme studiate per tutelare l'ambiente sono diventate complicate da interpretare ed applicare per gli imprenditori, talmente eccessive per verificarne l'effettiva applicazione per i funzionari pubblici, e non hanno così potuto garantire un miglioramento effettivo e permanente delle condizioni ambientali.
Un modo per uscire da questa impasse è l'introduzione di strumenti volontari come i Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) che rappresentano "la parte del sistema di gestione complessivo comprendente la struttura organizzativa, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi e le risorse per definire ed attuare la politica ambientale". I SGA sono strumenti efficaci per tenere sotto controllo congiuntamente gli aspetti normativi, tecnici e gestionali; vengono progettati "su misura" per le imprese che decidono di avvalersene, seguendo alternativamente uno dei due standard più diffusi: il Regolamento CEE 1836/93 sull'adesione volontaria delle imprese del settore industriale ad uno Schema Comunitario di Ecogestione ed Audit (EMAS - Environmental Management and Audit System) o l'insieme di norme ISO (International Standard Organisation) 14000.
L'attenzione degli Enti che hanno elaborato gli standard di gestione ambientale a partire dai primi anni 90 era rivolta alle attività manifatturiere. Il progetto, denominato CRESTA - Capanna Regina Margherita Sistema di Gestione Ambientale -, ideato e condotto nell'ambito del Dipartimento di Scienze Merceologiche dell'Università di Torino a partire dal 1997, ha riguardato la verifica dell'estensibilità dei SGA alle attività turistico ricettive, con una particolare attenzione ai rifugi alpini, realizzando in questo modo ciò che fino a qualche anno fa appariva futuribile ossia l'adottabilità dei SGA da parte di tutte le attività economiche comprese quelle del terziario. In tal senso non si è trattato di un esercizio accademico, poiché si è partiti dall'analisi dei flussi turistici e del loro trend, molto più pronunciato rispetto a quello dell'espansione industriale.
La faticosa salita al rifugio Regina MargheritaLa scelta di adottare un sistema di gestione ambientale, così come concepito dal Regolamento CEE 1836/93, standard indubbiamente più ambizioso dell'analogo ISO, scaturisce dai requisiti di trasparenza e pubblicità che lo contraddistinguono. Gli ultimi passi compiuti ci hanno però indotti a seguire una via divenuta ormai classica, ovvero mirare alla certificazione ISO 14000 per conseguire poi, con un passaggio successivo, la certificazione EMAS.
I rifugi soddisfano una domanda di svago diversificata, espressa dal semplice turista che vi si reca addirittura in automobile, all'alpinista che affronta alcune ore di marcia e poi usa il rifugio come base per successive ascensioni. Tra questi estremi si collocano anche coloro che fanno del rifugio la loro meta.
L'idea-guida del progetto è stata quella di elaborare un sistema di gestione ambientale tipo, che permettesse un'agevole adattabilità alle diverse tipologie dei rifugi. Ogni classe, identificabile in base all'accessibilità, alla disponibilità di risorse, alla quota, ecc., implica un diverso rapporto con l'ambiente. Lo studio, pur utilizzando per la parte sperimentale un Rifugio simbolo dell'attività scientifica ed alpinistica, come il Rifugio Regina Margherita, Punta Gnifetti, Massiccio del Monte Rosa, 4559 m, ha portato ad un modello applicabile ad una vasta tipologia di realtà.
CRESTA si è arricchito ogni anno di nuovi contenuti, ognuno dei quali ha mirato ad affinare l'approccio iniziale.
Il primo lavoro, svolto nel 1998, intitolato "Turismo, Ambiente, Strutture ricettive. Sistema di gestione ambientale per il RRM", disponibile su CD Rom, ha suggerito l'avvio di alcuni filoni di ricerca, per sviluppare temi legati al miglioramento delle prestazioni ambientali del RRM, che hanno avuto uno sviluppo nel corso del 1999-00.
La ricerca 1998, a seguito di un'analisi ambientale iniziale, ha messo in evidenza alcuni punti di pressione ambientale ed ha fornito indicazioni operative di miglioramento delle performance ambientali del rifugio, sottolineando l'importanza dell'approccio preventivo e del coinvolgimento degli ospiti e come l'identificazione delle vie di miglioramento sia strettamente legata alla "mission" del rifugio e al conseguente livello di servizio che si ritiene di dover erogare agli ospiti.
Molteplici sono le vie per il miglioramento ambientale, quindi è necessario l'apporto di competenze specifiche, ma soprattutto è necessario dialogo tra gli specialisti. Le ricerche successive sono state organizzate in modo da favorire l'approccio interdisciplinare sistemico, coinvolgendo, in primo luogo, i gestori del rifugio, oltre a merceologi specializzati nel campo dei sistemi di gestione ambientale, economisti d'azienda, impiantisti, medici e dietisti.
Nel 1999 si sono approfonditi i temi della prevenzione dei rifiuti, dell'inquinamento atmosferico e si è verificata l'adeguatezza dei menù dal punto di vista nutrizionale e di aderenza alle tradizioni alpine.
Attualmente sono in corso di svolgimento le azioni necessarie per l'adozione del sistema di gestione ambientale e la certificazione dello stesso. Si è completato il Manuale di Gestione ambientale, contemperando le esigenze previste dalla norma ed un criterio di semplicità, necessario affinché si abbia un'applicazione effettiva, nella convinzione che risultati apprezzabili si possano conseguire tanto più facilmente quanto più semplici sono le regole da seguire.
Procedendo a ritroso, nel corso del 1998 sono stati identificati dei margini di miglioramento e degli obiettivi ambientali, da cui si è partiti per la ricerca 1999. In particolare, sono stati proposti degli scenari alternativi che vanno da un'offerta di un servizio essenziale (un vero e proprio rifugio) che porterebbe ad un drastico ridimensionamento degli input e degli output, ad un offerta coincidente con quella attuale o migliore, ma con minor uso di materiali ed energia (esistono squilibri non accettabili per una struttura che viene identificata come "l'hôtel più alto d'Europa"), intervenendo su tutti gli aspetti critici da noi individuati, fino all'espansione dell'offerta, con incremento del consumo energetico e dei materiali in ingresso/uscita (scenario inserito perché vogliamo mettere in evidenza le conseguenze ambientali derivanti da eventuali programmi di espansione della capacità ricettiva del rifugio). Nello stesso tempo sono state rilevate le ricadute ambientali, operando una distinzione tra aspetti positivi e critici. In sintesi, è emerso che il Rifugio Regina Margherita si dimostra senz'altro attento ad alcuni aspetti ambientali macroscopici (smaltimento rifiuti e liquami organici, che avviene utilizzando l'elicottero, conformemente alle disposizioni legislative nazionali e regionali ed alle norme comportamentali adottate da associazioni quali il CAI), opera un recupero energetico del calore del generatore, che serve al riscaldamento di alcuni locali e pone molta enfasi sulla pulizia dei locali. Dal lato degli aspetti critici, invece, non esistendo un sistema di gestione ambientale, non sono mai stati presi in esame, in modo complessivo, i fattori di possibile miglioramento, ma si è agito, quando si è agito, sulla base della pressione legislativa e, comunque, sempre ex post. Questo comportamento si traduce in "trasferimenti di inquinamento", in altre parole, i liquami ed i rifiuti vengono trasferiti altrove, dove è possibile smaltirli in modo ambientalmente idoneo, ma non si punta a risolvere il problema alla radice. Va però evidenziato che a 4559 m è molto arduo applicare soluzioni tecnologiche adottabili da rifugi posti a quote inferiori.
Per quanto concerne l'approvvigionamento idrico l'acqua rappresenta la risorsa più critica e la sua mancanza implica, ad esempio, la necessità di utilizzo di stoviglie mono-uso di plastica, con un conseguente aumento dei rifiuti.
La produzione di energia avviene, invece, prevalentemente con motore a gasolio (i pannelli solari sono utilizzati in misura minima). Ciò comporta il consumo di combustibili fossili e la produzione di inquinamento atmosferico e rumore. Si ritiene vada quindi approfondita la ricerca verso la produzione di energia con ogni possibile recupero di calore.
I rifiuti sono quasi completamente costituiti da piatti, bicchieri, bottiglie e stoviglie di plastica; imballaggi in plastica, carta e cartone ed alluminio. Non viene fatta una raccolta differenziata e la riduzione volumetrica è lasciata alla buona volontà degli ospiti. È necessaria, quindi, un'azione preventiva, che deve passare attraverso la razionalizzazione dell'approvvigionamento di materiali che giungono mediante elicottero, con conseguente consumo di combustibile fossile, produzione di rumore e notevole incidenza su quello che si potrebbe definire "fattore wilderness". I viaggi sono frequenti e, in relazione, agli scenari elaborati, si ritiene potrebbero essere diminuiti, ridimensionando l'offerta (menù meno ricco, bibite in lattina, snack, ecc.) ed eliminando del tutto prodotti mono-uso o privilegiando, in futuro, prodotti dotati di Eco-label.
Tra gli scenari alternativi proposti, all'interno dei quali si possono individuare azioni specifiche per ridurre l'impatto ambientale del rifugio, si è scelto di proseguire nello scenario intelligente, caratterizzato dal mantenimento del servizio attuale (o dal suo miglioramento), ma senza che ciò comporti un aumento dell'uso delle risorse, facendo cioè ricorso a tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico ed a nuovi materiali ecocompatibili.
A partire dal 1999 si è adottata un'ottica di prevenzione e d'impiego efficiente delle risorse, nella certezza che i miglioramenti in grado di contemperare successo economico e tutela ambientale stiano tra questi argini. Partendo dai dati CRESTA 1998, rilevati presso il Rifugio Regina Margherita, da cui emerge un alpinista che non sembra spiccare particolarmente per la sua sensibilità ambientale ma nello stesso tempo la presenza di una minoranza di soggetti sensibili, si è deciso di procedere ad un approfondimento della sua figura (motivazione verso la tutela dell'ambiente, accertamento del rapporto con l'ambiente al momento del consumo, ecc.) nella consapevolezza che la sensibilità ambientale varia a seconda dell'individuo e che necessariamente prima di agire occorre conoscere in dettaglio il mondo alpinistico.
Una seconda linea d'azione è scaturita dalla considerazione dell'importanza di adottare, in un mercato sempre più attento all'ambiente, all'uso di tecnologie pulite, alla riduzione dell'uso di energia e materie prime per beni e servizi, all'adozione di una progettazione compatibile con l'ambiente, soluzioni innovative volte a minimizzare i rilasci ambientali in quota, ossia nella fase di impiego. A tal scopo si è verificata la praticabilità, dal punto di vista tecnico, economico ed ambientale, della produzione di energia con pannelli fotovoltaici portatili per l'alimentazione di apparecchiature scientifiche e telefoni cellulari. Si è, inoltre, valutato il beneficio ambientale derivante dall'adozione di materiali innovativi ecocompatibili per le stoviglie al fine di ridurre l'impatto ambientale dei rifiuti, nonché la proponibilità di soluzioni organizzative volte all'ottimizzazione della logistica all'interno del rifugio (prenotazioni, approvvigionamento, ecc…).
Ad un filone esclusivamente ambientale, nel 1999, si è affiancato un nuovo campo sull'alimentazione degli alpinisti, volto alla ricerca dell'equilibrio, dell'ottimo tra la copertura del fabbisogno energetico degli alpinisti e la garanzia di ecocompatibilità con l'ambiente, per quanto riguarda il confezionamento degli alimenti, fornendo in questo modo un servizio adeguato dal punto di vista nutrizionale ed ambientalmente sostenibile.
L'ultima tappa è stata, nel 2000, la preparazione del Manuale di gestione ambientale nel quale sono considerate le attività che possono incidere sull'ambiente e sono stati introdotti obiettivi per il miglioramento ambientale. Questi devono essere presentati, discussi e condivisi dai gestori del Rifugio. In parallelo sono stati avviati contatti con gli organismi di certificazione e si stanno completando gli aspetti formali per coronare la ricerca.

CONCLUSIONI
La ricerca condotta ha dimostrato che è possibile introdurre un SGA nei rifugi. L'offerta ricettiva dei rifugi alpini sta evolvendo, attraverso l'inclusione di attività diversificate, in grado di appagare le esigenze di una clientela eterogena, ma comunque molto orientata verso standard di comfort di buon livello. Obiettivo del riposizionamento dell'offerta è l'acquisizione di nuove quote di mercato e di margini di profitto più interessanti. L'introduzione di un SGA non penalizza questa impostazione, al contrario, la arricchisce di contenuti, assicurando un'espansione consapevole delle conseguenze ambientali che, proprio attraverso il SGA, vengono tenute sotto controllo, garantendo che l'ambiente, vero punto di forza della Valle d'Aosta, mantenga la qualità nel tempo.

   
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