In vista della realizzazione della struttura di accoglienza, facciamo il punto sulla gestione di questa parte di territorio regionale.
IL TERRITORIO
Il Parco Naturale del Mont Avic, primo e, almeno per il momento, unico parco regionale della Valle d'Aosta, è stato istituito con la legge regionale 19 ottobre 1989, n. 66, allo scopo di proteggere l'ambiente naturale ancora in gran parte integro dell'alta valle del torrente Chalamy. Il parco è situato interamente nel comune di Champdepraz, in una zona che ha mantenuto le sue caratteristiche naturali anche a causa dell'orografia accidentata, fattore questo che ha da sempre limitato le attività agro-pastorali nella zona. Tali attività, tuttavia, anche se mai molto intense e attualmente in declino, sono presenti e ben inserite in un contesto naturale con il quale mantengono un buon equilibrio.
Il territorio presenta elementi di notevole interesse ed originalità sia sotto gli aspetti paesaggistico, geologico, botanico e zoologico, sia sotto l'aspetto antropico.
Le rocce che costituiscono i substrati di questa parte di Valle d'Aosta sono soprattutto serpentiniti, rocce metamorfiche che originano dai fondali di un antico oceano coinvolti nelle dinamiche della crosta terrestre che hanno portato alla nascita delle Alpi. A queste rocce si associano minerali di ferro e di rame che localmente si trovano tanto concentrati da giustificare, in passato ('700 ed '800), attività estrattive di cui vi è ancora traccia sotto forma di edifici, gallerie, discariche di materiale. Fortunatamente il pesante pedaggio pagato dalle foreste del parco alle necessità di combustibile imposte da queste attività è stato quasi completamente recuperato.
L'abbondanza di serpentiniti ha un particolare interesse in campo botanico, in quanto i suoli che originano dalla disgregazione di queste rocce, essendo ricchi di metalli pesanti, si rivelano piuttosto inospitali per la vegetazione e fanno da fattore limitante favorendo la crescita di alcune specie ad essi resistenti e impedendo la diffusione di altre. E' probabilmente per questa ragione che le foreste di conifere più frequenti in Valle d'Aosta, la pecceta e la lariceta, sono quasi assenti, sostituite dalla foresta di pino uncinato, pianta frugale e resistente che qui è rappresentata con la più bella concentrazione di tutta la regione. Sempre tra la flora delle serpentiniti troviamo varie specie di crucifere come Thlaspi sylvium, Thlaspi rotundifolium, Cardamine plum ieri, capaci di accumulare notevoli quantità di metalli pesanti quali nichel e cromo senza risentirne. Oltre alla presenza della foresta di pino uncinato è da segnalare la diffusione del pino silvestre sui versanti più esposti al sole e quella del faggio su quelli più umidi; le faggete del Parco del Mont Avic sono tra le più interne della Valle d'Aosta; risalendo la valle infatti il clima si fa più secco e risulta incompatibile con le necessità idriche di questa specie. Un altro aspetto di particolare interesse dal punto di vista botanico è costituito dalla grande diffusione di laghi, sorgenti e soprattutto torbiere acquitrinose. In questi habitat umidi trovano un posto in cui vivere specie boreali rare e localizzate come la carnivora Drosera rotundifolia, o il bel trifoglio fibrino.
Gli animali del parco sono rappresentati da tutte le principali specie alpine presenti nella regione. La diffusione tuttavia non è tale da consentire una agevole osservazione anche di quelle specie, come ad esempio stambecco e marmotta, che in altre zone della Valle d'Aosta ed in particolare nel Gran Paradiso vengono osservate con grande facilità. I motivi di interesse comunque non mancano, essendo ben rappresentate molte specie di bosco, come alcuni mustelidi, il picchio nero e la civetta capogrosso; sono inoltre frequenti i galliformi pernice bianca, coturnice e fagiano di monte; quest'ultima specie è anche oggetto di censimenti e ricerche sulle parate nuziali e sui luoghi di svernamento. Durante un'escursione lungo i sentieri del parco è poi possibile l'osservazione dell'aquila reale e recentemente è stato avvistato anche il raro gipeto.
Tra le finalità del parco figura anche la tutela e l'incentivazione di attività umane tradizionali come le attività di alpeggio, per le quali sono anche previsti contributi. Naturalmente se alcune attività compatibili con gli equilibri naturali sono incentivate, altre che comprometterebbero la ricchezza e la varietà dell'ambiente sono vincolate o vietate.
Il personale di sorveglianza del parco è attualmente costituito da cinque guardie, il che comporta una copertura del territorio di circa 700 ettari a testa. Se una copertura di questo genere sarebbe normalmente da considerarsi buona, bisogna d'altra parte tenere presente che il tipo di ambiente, particolarmente accidentato, rende comunque molto difficile il controllo. Il servizio delle guardie si svolge con un'impostazione simile a quella delle guardie forestali e alla maggior parte delle guardie di parchi e riserve in campo nazionale, discostandosi quindi dal modello dei guardia parco del Gran Paradiso, dove la guardia è legata ad un determinato territorio, pernotta in quota, ha orario alba-tramonto ecc.
IL PARCO COME RISORSA ECONOMICA
Se il motivo primo dell'istituzione di un parco è la salvaguardia dell'ambiente, esso può nondimeno rappresentare anche un'opportunità economica per gli abitanti della zona, pur non potendo diventare il motore principale dell'economia. Nei suoi primi sette anni di vita il Parco del Mont Avic, oltre a garantire i posti di lavoro negli organici dell'Ente, 4 persone nel ruolo tecnico-amministrativo e 5 guardie, ha avuto la possibilità di creare un discreto indotto che si traduce nell'assunzione stagionale di 12 persone di Champdepraz per la sistemazione della rete sentieristica e nell'affidamento di incarichi a terzi per attività di accoglienza, attività destinate ad ampliarsi con l'apertura del nuovo centro visitatori a Covarey. L'incremento del flusso turistico nella zona ha inoltre consentito un maggiore volume di attività nel campo della ristorazione, portando all'apertura di un nuovo ristorante, mentre si parla di realizzare una nuova struttura alberghiera.
Dall'estate 1996 è poi funzionante un rifugio di nuova costruzione nei pressi del Lac Blanc, uno dei luoghi più spettacolari dell'intero parco, dove tre laghi, il Lac Cornu, il Lac Noir e, appunto, il Lac Blanc, disposti a breve distanza, confluiscono uno nell'altro collegati da brevissimi corsi d'acqua e cascatelle. Essendo il rifugio collocato all'interno dei confini dell'area protetta, i contributi regionali per la sua realizzazione hanno potuto essere incrementati del 20%. Principale preoccupazione del parco, secondo un principio di compatibilità tra attività umane e salvaguardia dell'ambiente, è che l'edificio non si trasformi in un ristorante d'alta quota, rischio sempre possibile vista la relativa facilità di accesso. Per evitare ciò il parco ha approvato un progetto che prevedesse un sostanziale equilibrio tra la zona notte ed il numero possibile di coperti, in modo che il rifugio venga utilizzato soprattutto come posto tappa da coloro che intendono trascorrere all'interno del parco più di una giornata. Le prossime estati ci diranno se l'equilibrio auspicato è stato mantenuto.
Nell'insieme la popolazione del comune di Champdepraz ha accettato positivamente l'istituzione del Parco Regionale, conscia da un lato dell'importanza del patrimonio naturale e storico presente sul proprio territorio e della necessità di proteggerlo adeguatamente, dall'altro delle opportunità economiche che l'istituzione dell'area protetta offre per lo sviluppo di attività compatibili con la salvaguardia di questo patrimonio.
I SENTIERI GUIDATI
Maggior presenza di visitatori (tra i quali quest'anno si possono annoverare il Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi ed il Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante) significa necessariamente maggiori necessità, oltre che di controllo, anche di informazione sulle caratteristiche dell'area. Per soddisfare questa esigenza sono state disposte, in luoghi particolarmente panoramici, quattro piramidi di lettura del paesaggio; sono inoltre stati attrezzati tre itinerari guidati, lungo i quali si incontrano di tanto in tanto dei pannelli esplicativi nei quali vengono segnalati e descritti i fenomeni di maggior interesse presenti lungo il percorso. I pannelli, di dimensioni ridotte e di colori non squillanti, si armonizzano discretamente con il paesaggio senza creare eccessivo impatto visivo.
I sentieri guidati, ed in particolare quelli di più agevole fruizione, riscuotono un discreto successo presso i visitatori che, normalmente, esprimono commenti positivi abbinati alla richiesta di ulteriore documentazione.
PROBLEMI DI ACCESSO
Perché la fruizione turistica della va1le del Chalamy e del territorio del parco sia possibile senza gravi intralci è necessario risolvere il problema della strada che collega il fondovalle con la frazione alta di Veulla.
Nelle condizioni attuali la strada si presenta insicura in più tratti. Se da un lato questo contribuisce alla protezione dell'area limitando il flusso di persone che possono accedervi, dall'altro rende difficile qualsiasi iniziativa che comporti l'uso di mezzi pubblici; nel territorio del parco è dunque pressoché inesistente l'attività di educazione ambientale rivolta alle scuole, attività che, al contrario, dovrebbe essere ai primi posti nelle finalità di un'area protetta.
La direzione del parco ha sollecitato la messa in sicurezza della strada, condizione prioritaria per una serena fruizione dei territori protetti, auspicando tuttavia che l'opera non sia sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, e soprattutto rispetto alle possibilità di parcheggio e di accoglienza a monte.
Negli anni passati sono stati presi in considerazione e scartati sia per ragioni tecniche che economiche, vari progetti che prevedevano la realizzazione di opere alternative all'attuale strada: una funivia, una cremagliera, una nuova strada con diverso tracciato. Si è infine deciso di migliorare e rendere sicuro il tracciato attuale, anche se i problemi tecnici legati a questa scelta non sono di facile soluzione: tratti a sbalzo, paramassi, tratti in galleria; le soluzioni da adottare dipendono anche dalle scelte sulle dimensioni dei mezzi che si vuol far transitare.
Se la strada di accesso riguarda il parco in quanto ne condiziona la fruizione, non lo coinvolge tuttavia direttamente perché totalmente esterna ai confini dello stesso. Esistono però anche problemi di viabilità interna, seppure di minor portata rispetto a quelli visti in precedenza. Il parco ha recentemente dato parere favorevole alla realizzazione di un tratto di strada consortile tra Chevrère e Fussy, a condizione che la carreggiata sia di piccole dimensioni e parzialmente inerbita. La motivazione al parere favorevole sta nella speranza di una rivitalizzazione, grazie ad un più facile accesso, della frazione Fussy, piccolo centro con un interessante patrimonio edilizio che attualmente sta andando in rovina, nei cui dintorni non vengono quasi più praticati pascolo e fienagione.
Un'area protetta ha necessariamente dei confini legali rigidi e ben definiti, ma gli ambienti naturali e le attività tradizionali solitamente non rispettano questi limiti; al di fuori del Parco del Mont Avic verso l'alta val Clavalité e verso l'alta valle di Champorcher, comunicanti attraverso valichi facilmente transitabili, si stendono territori di grande interesse paesaggistico, naturalistico e storico che poco hanno da invidiare a quelli compresi al suo interno. Perché allora non pensare ad un ampliamento dei confini del parco che consentano anche a queste bellissime zone di realizzare, con l'imprescindibile accordo delle popolazioni locali, un connubio tra salvaguardia della natura e sostegno anche economico delle attività tradizionali?
IL CENTRO VISITATORI
Il costante incremento di visitatori del Parco Naturale del Mont Avic ha reso necessaria ed urgente la decisione di realizzare un centro in grado di accogliere adeguatamente i frequentatori fornendo loro tutte le informazioni necessarie per la visita dell'area. Il parco infatti attualmente, a sette anni dalla sua nascita, non dispone di una struttura che possa efficacemente informare i visitatori indirizzandoli verso un turismo con vocazione naturalistica, teso alla tutela ed alla salvaguardia delle risorse naturali e antropiche tradizionali.
Le strutture in grado di rispondere a queste esigenze troveranno posto in un edificio situato a Covarey, località strategica in quanto prossima al termine della strada asfaltata e alla partenza dei principali sentieri utilizzati per la visita dell'area protetta.
I1 nuovo centro, che coprirà una superficie di 700 metri quadrati, sarà così strutturato;
- centro informazioni al pubblico fornito di materiale sia gratuito che a pagamento, oltre che di materiale ad uso interno in consultazione (una sorta di minibiblioteca);
- museo naturalistico di interesse locale, che tratterà in generale le caratteristiche dell'area con approfondimenti su alcuni temi salienti;
- sala polivalente da utilizzarsi per proiezioni, lezioni, mostre temporanee;
- foresteria per ricercatori e studenti tesisti e tirocinanti che collaborano a ricerche sul parco. Attualmente una foresteria con questa funzione è presente in un edificio in affitto;
- alloggio per il personale ed in particolare per le guardie;
- ufficio dei guardia parco con annessa armeria;
- magazzini e depositi;
- plastico del parco.
Il plastico, già esistente, verrà inglobato dalla nuova e più ampia struttura.
La spesa globale per la progettazione e la realizzazione del centro è di circa 2 miliardi e 400 milioni. L'opera verrà realizzata con finanziamento della Regione e dello Stato. I lavori sono stati aggiudicati in data 5agosto 1996, ed il termine è previsto per la fine del 1998.
Oltre che nella realizzazione del nuovo centro visitatori, il parco è impegnato anche in altri due lavori di recupero e ristrutturazione su edifici situati nel proprio territorio e concessi in enfiteusi alla Regione, lavori in massima parte finanziati con fondi statali previsti dal programma triennale per la tutela dell'ambiente 1994-96. Si tratta del ricovero in prossimità del Gran Lac e della casa di Pra Oursie. Il primo verrà usato come base per le guardie e saltuariamente per i ricercatori, oltre che come magazzino e deposito materiali; la seconda, raro esempio di casa signorile in alta montagna, avrà invece una destinazione plurima: foresteria in quota per uso interno con annesso laboratorio, da utilizzarsi anche come stanza di supporto per operatori che stiano svolgendo ricerche in zona, alloggio per conduttore di alpeggio con annessa casera, possibile ricovero non custodito aperto al pubblico con funzione di bivacco e posto tappa. Oltre all'edificio verranno recuperati e restaurati alcuni mobili originali ancora presenti.
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ATTIVITA DI RICERCA
Fin dalla sua nascita, il Parco Naturale del Mont Avic si è dimostrato particolarmente sensibile alla ricerca scientifica volta ad una capillare conoscenza del territorio in tutte le sue principali componenti ambientali, siano esse geologiche, botaniche, zoologiche o legate alla presenza dell'uomo.
Tale conoscenza vista come condizione irrinunciabile per poter gestire e tutelare correttamente l'area. Il piano di ricerche scientifiche prevede incarichi a specialisti e collaborazioni con università anche sotto forma di tesi di laurea, ed è finanziato in prevalenza dall'Ente Parco. Preziosi si sono rivelati l'appoggio e la disponibilità del personale del parco e la collaborazione, in varie occasioni, del Corpo Forestale Valdostano. Tra le attività di ricerca particolare importanza riveste lo studio sulla flora vascolare della VaI Chalamy condotto da M. Bovio; questo lavoro consiste nel resoconto di un biennio di ricerche sul campo effettuate dall'autore, alle quali si aggiungono indagini bibliografiche e dati precedentemente raccolti dall'autore stesso o da altri. I risultati mettono in evidenza la grande importanza e originalità dell'area rispetto al resto della regione valdostana per la dominanza della foresta di pino uncinato e per la presenza di ambienti umidi torbosi ricchi di flora relitta ormai rara sulle Alpi.
Interessante anche lo studio sugli Scarabaeoidea coprofagi di E. Barbero ed altri; i coleotteri coprofagi costituiscono infatti uno degli elementi fondamentali nel riciclo delle deiezioni degli erbivori sia selvatici che domestici. La scoperta di "sole" 22 specie appartenenti a tre diverse famiglie fornisce un quadro piuttosto povero, evidenziando come l'abbandono delle attività di allevamento possa avere conseguenze negative sulla ricchezza faunistica di una data zona.
Impossibile qui citare tutte le attività svolte o in corso, ricordiamo brevemente le operazioni di monitoraggio e censimento di specie animali di particolare interesse, come ungulati, galliformi e rapaci; la raccolta di dati meteorologici tramite due capannine a Covarey e Pra Oursie; gli studi sull'alimentazione della nocciolaia con tecniche di radiotracking gli studi su macrolepidotteri, microlepidotteri e odonati; le ricerche di campo sui micromammiferi; le ricerche sulle parate nuziali e sullo svernamento del fagiano di monte; gli studi in campo mineralogico; la raccolta di documentazione sulla toponomastica locale in collaborazione con il B.R.E.L.