Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo che valorizzasse il lavoro dell’Osservatorio Regionale sui Rifiuti (ORR), immediatamente mi sono trovato in difficoltà, in quanto spesso in questi anni sono stato in disaccordo su diverse questioni, sia di metodo, sia di contenuto. A mente fredda però ho maturato la convinzione che difficilmente qualcosa può essere totalmente negativa ed effettivamente l’Osservatorio, a mio parere, alcuni aspetti positivi li ha avuti. Certamente esistono margini di miglioramento, ma sarebbe ingiusto e troppo semplicistico archiviare l’attività dell’ORR come esclusivamente negativa.
Innanzitutto la presenza allo stesso tavolo di lavoro dei rappresentanti dei cosiddetti “stakeholders”, cioè dei portatori di diversi interessi, dai raccoglitori di rifiuti, alle associazioni ambientaliste e dei consumatori, solo per citare alcuni dei componenti, consente di poter sviluppare un confronto interessante.
L’aspetto che però merita particolare attenzione è la raccolta di molti dati che caratterizzano il complesso “pianeta rifiuti”, che rappresenta un tentativo di fare una fotografia del nostro mondo e del nostro modo di consumare da una prospettiva inconsueta, cioè partendo dal fondo della storia, anziché dall’inizio. In questo modo sono stati raccolti, organizzati e pubblicati dati fondamentali per sviluppare strategie gestionali, dall’introduzione di una metodica di analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti (secondo la metodica IPLA), che fosse riconosciuta anche al di fuori della Valle d’Aosta, all’analisi dei costi del servizio. Quest’ultimo aspetto, ancora in fase di perfezionamento, con ogni probabilità, consentirà importanti riflessioni in futuro.
In generale la conoscenza rappresenta una base di partenza per poter pianificare interventi, monitorare i risultati e correggere le strategie e andrebbe diffusa in maniera il più possibile trasparente a tutti i cittadini. La pubblicazione annuale dell’ORR va in questa direzione, ma un ulteriore passo avanti sarebbe l’introduzione delle sedute pubbliche, magari in streaming sulla rete web, sul modello adottato dalla Commissione speciale regionale sui rifiuti. Questo consentirebbe ai cittadini interessati di poter seguire i lavori e anche di proporre istanze e suggerire iniziative all’Osservatorio.
La linea adottata dall’ORR in questi anni è stata quella di proporre in maniera poco critica molti dati, per dirla con le parole dell’assessore Zublena : “l’Osservatorio osserva, ma non commenta”. A mio avviso invece, sarebbe opportuno che questa istituzione sottolineasse gli aspetti positivi della gestione dei rifiuti in Valle d’Aosta, ma denunciasse anche le criticità e magari suggerisse soluzioni. La Valle d’Aosta si trova in una situazione di gestione dei rifiuti ben lontana dall’eccellenza: la raccolta differenziata langue al di sotto dei limiti minimi stabiliti dalla normativa, ancora non viene raccolta e trattata la frazione organica, che finisce inevitabilmente in discarica, unico impianto di smaltimento, il peggiore possibile secondo le leggi nazionali ed europee, le cui problematiche sono sotto gli occhi di tutti.
Dal mio punto di vista di rappresentante delle associazioni ambientaliste, l’ORR dovrebbe rimarcare questi aspetti negativi, proponendo confronti con realtà che, partendo da problemi simili ai nostri, anche con caratteristiche del territorio analoghi a quelle della nostra regione, hanno saputo intraprendere buone pratiche gestionali, oltre che sostenibili dal punto di vista economico, senza cioè gravare eccessivamente sulle tasche dei cittadini.
A titolo di esempio si può citare il caso della provincia di Reggio Emilia, che ha scelto di spegnere l’impianto di incenerimento, puntando su prevenzione, recupero dei materiali, minimo ricorso alla discarica, introducendo la raccolta porta a porta, impianti di compostaggio per la frazione organica e trattamento a freddo per la frazione secca residua. La strategia adottata a Reggio Emilia per disincentivare la produzione di rifiuto secco non riciclabile e, di conseguenza, il ricorso alla discarica, si è basata su diversi aspetti, non ultima la tassazione dell’indifferenziato, utilizzando gli introiti per sovvenzionare la raccolta porta a porta. I risultati ottenuti sono stati estremamente incoraggianti e sono ancora in via di miglioramento.
Un altro esempio interessante è costituito dalla Val di Fiemme, zona di montagna, con presenze turistiche paragonabili, se non addirittura superiori, a quelle delle nostre comunità montane più frequentate, con picchi di produzione dei rifiuti concentrati in pochi mesi dell’anno, coincidenti con i periodi delle vacanze estive e invernali. Nonostante le difficoltà la raccolta differenziata è arrivata oltre l’80%, le tariffe per una famiglia di 4 persone sono di circa 150 € all’anno e la produzione di rifiuto non riciclabile è di circa 55 kg per abitante all’anno, contro i nostri circa 250.
Sono valori che ad oggi in Valle d’Aosta appaiono molto lontani, eppure sono realtà esistenti e potrebbero costituire uno spunto per migliorare.
Le motivazioni di queste profonde differenze tra gli esempi citati e la nostra regione non credo che siano da ricercare nelle peculiarità del territorio o nell’altissimo senso civico altrui, quanto piuttosto in un approccio diverso al problema. Un proverbio inglese recita “Where there’s a will, there’s a way”, che tradotto letteralmente significa dove c’è la volontà, c’è una via. Questo detto viene tra l’altro citato nel film di Roberto Cavallo “Meno 100 chili”, che propone ricette per ridurre di oltre 100 kg all’anno il peso della nostra pattumiera.
Anche noi in Italia abbiamo un detto simile: “volere è potere”. Solo la ferma volontà politica di perseguire certi obiettivi, senza arrendersi di fronte alle difficoltà e alla complessità del problema rifiuti, consente di raggiungere gli scopi desiderati, nel pieno rispetto delle norme, sancite chiaramente dalla famosa gerarchia di gestione dei rifiuti, che vede nel massimizzare il recupero dei materiali e nell’azzeramento progressivo del ricorso alla discarica la soluzione del problema rifiuti e la sostenibilità a lungo termine del sistema. Solo una chiara volontà politica può permettere di scegliere con convinzione un modello di gestione che già in tante altre parti d’Italia e d’Europa è diventato anche fattore di promozione turistica, oltre che volano economico. Questo è quello che è mancato alla Valle d’Aosta per molti anni, ma se il detto “volere è potere” è valido anche da noi, istituzioni come l’ORR possono e potranno aiutare a trovare soluzioni e sviluppare strategie virtuose, sostenibili e condivise.