Sprechiamo troppo cibo e in maniera compulsiva, è giunto il momento di richiamare l’attenzione collettiva sulla necessità di un’azione urgente e di presa di coscienza comune che inverta la moderna tendenza di buttare via il 50% del cibo prodotto nel mondo. I dati dello spreco alimentare in Italia lasciano esterrefatti dallo stupore : si sperpera circa il 26% del cibo prodotto.
Sono dati inaccettabili in ogni tempo e in ogni contesto, ma sconvolgono ancora di più quando i dati dalla vicina Grecia da dove arrivano notizie di donne e uomini costretti a frugare nei cassonetti dell’immondizia alla ricerca di cibo. Mentre l’ufficio statistico UE rivela che che il 24,5% della popolazione italiana, un italiano su quattro, è a rischio di povertà. E si pensi a cosa gli italiano buttano nell’immondizia !
Secondo le associazioni dei consumatori gli italiani hanno buttato nel cassonetto, in media, il 29% della spesa alimentare tra Natale e Capodanno. Tutto ciò è uno schiaffo in faccia alla miseria e a dispetto della grave crisi economica che attanaglia sempre maggiormente le famiglie bisognose, con il costante assillo di non riuscire a mettere insieme il pranzo e la cena. Oltre quel miliardo di persone che, secondo i recenti dati della FAO, vengono morse quotidianamente dalla fame nel mondo.
A questi spreconi incoscienti dobbiamo solo non assomigliare ma tentare di fare il nostro possibile per far loro capire che lo spreco è, oltre che immorale, costoso e impegna , per il suo smaltimento, la società civile.
Forse sarebbe bene ricordare che solamente nel dopoguerra, anni 50, le famiglie dovevano fare salti mortali per sbarcare il lunario e il pane, nella fattispecie, per molte di loro costituiva l’elemento base per vivere, anzi per sopravvivere. Ancora in molti ricordiamo , dopo il secondo periodo bellico, la crudezza della privazione.
Per questa ragione molti di quella generazione non osano buttare via il cibo: lo trovano un vero dono di Dio o qualcosa che proviene dal sudore della fronte.
È ora di ravvederci tutti se vogliamo dare un’impronta dignitosa alla nostra esistenza umana e, prima lo facciamo, meglio sarà per la nostra coscienza, per la solidarietà e per l’economia nazionale e mondiale. Quest’impegno, ovviamente, deve essere assunto a tutti i livelli. Si tratta di un cambio di mentalità radicale ma ormai improrogabile.
È tempo che anche le associazioni dei consumatori si impegnino in campagne che abbiano come finalità prioritaria un’informazione peculiare sul problema dello spreco, del riutilizzo, del riciclaggio del materiale che, con troppa superficialità, oggi buttiamo in discarica , gravando in tal modo sulla pubblica amministrazione e rischiando di deturpare il territorio e l’ambiente in cui siamo inseriti da millenni.
Thomas Alva Edison, grande inventore statunitense dichiarava: “ Lo spreco è peggiore della perdita. Presto arriverà il tempo in cui ogni persona, che vanti una qualche abilità, terrà sempre dinanzi agli occhi il problema dello spreco: la parsimonia ha un campo illimitato”.