Monografia Pietra
Il progetto CARG: un nuovo strumento per conoscere il territorio e gestirlo correttamente.
CARTOGRAFIA GEOLOGICA REGIONALE
di Franco Bonetto
Il problema della conoscenza geologica in Italia resta più che mai di attualità. L'urgenza e l'indispensabilità di una adeguata e omogenea conoscenza geologica del territorio del nostro paese, che si realizza tramite la produzione di una nuova e dettagliata cartografia geologica e di carte geotematiche derivate, è dettata infatti, oltre che dai ricorrenti eventi di dissesto idrogeologico e dagli eventi sismici e vulcanici, anche dalle attività di trasformazione del territorio che ne ha accresciuto fortemente il livello di vulnerabilità e di rischio.
Attualmente l'unico documento di cartografia geologica ufficiale del nostro paese è rappresentato dalla Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000, avviata dal Regio Ufficio Geologico alla fine del secolo scorso e completata solo negli anni '60.
Il progetto CARG (Nuova Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000), avviato nel 1988 con la Legge 11 marzo 1988, n. 67, e proseguito con le Leggi 28 agosto 1989, n. 305, e 27 ottobre 1995, n. 438, vede in corso di realizzazione 161 Fogli geologici, 15 geotematici e 3 sperimentali, a fronte di un finanziamento globale della Presidenza del Consiglio dei Ministri di 110 miliardi, con 50 strutture coinvolte tra Regioni, Province Autonome, Università e C.N.R. e con un cofinanziamento da parte delle Regioni e Province Autonome pari a circa 50 miliardi.
Per il completamento del progetto (652 Fogli geologici) l'investimento complessivo è stimabile in circa 1000 miliardi ai costi attuali, di cui 600 per la cartografia geologica di base e l'informatizzazione e 400 da destinare alle cartografie del rischio, principalmente quello idrogeologico. Un investimento pari al 5% della stima dei soli danni causati dall'alluvione del Piemonte del novembre 1994. L'idea di aggiornare la cartografia geologica ufficiale, realizzata per la Valle d'Aosta negli anni 1890-1900 grazie all'enorme contributo di rilevatori quali Novarese, Franchi, Mattirolo e Stella, era particolarmente allettante grazie anche alla particolare posizione della regione, posta in un settore cardine delle grandi strutture geologiche alpine e a buon diritto considerata come la chiave per risolvere problemi di grande rilevanza scientifica.
La regione Valle d'Aosta ha attualmente in corso con il Servizio Geologico Nazionale, per il tramite della propria struttura competente in materia di cartografia e assetto idrogeologico, una convenzione che prevede la realizzazione di tre Fogli geologici alla scala 1:50.000, precisamente i Fogli n. 89, "Courmayeur", n. 90, "Aosta" e n. 91, "Châtillon", per una superficie complessiva di circa 1.376 km2, pari a circa il 42% del territorio regionale. Il finanziamento messo a disposizione dallo Stato ammonta a 2.400 milioni, mentre la Regione contribuisce al progetto per circa un 25% del totale, portando l'onere complessivo dell'operazione ad oltre 3.200 milioni.
A tal fine sono state attivate apposite intese con alcuni Dipartimenti Universitari e Centri di ricerca, in possesso delle necessarie esperienze maturate in molti anni di attività sul territorio valdostano, in modo che il progetto venisse coordinato anche dal punto scientifico, vista la rilevanza sotto l'aspetto culturale che esso andava assumendo.
Così, nell'estate del 1995 sono iniziate le operazioni di terreno delle équipes dei Dipartimenti di Geologia e di Scienze della Terra delle Università di Padova e Torino, nonché dei ricercatori del centro di studio sulla geodinamica delle catene collisionali del C.N.R. In questi anni sui tre fogli in parola hanno lavorato una quindicina di geologi rilevatori, addestrati e specializzati nei rilievi di terreno con distinzione di indirizzo rivolto alle tematiche del substrato o a quello delle coperture quaternarie, coordinati da una mezza dozzina di direttori di rilevamento e dai tre responsabili scientifici. Le difficoltà ambientali legate alla quota (non dimentichiamo che l'altezza media della regione è superiore ai 2.200 metri) hanno profondamente influenzato la tempistica dei lavori sul terreno, concentrati per lo più nel trimestre estivo con i rilevatori costretti a faticosi itinerari, a volte con l'ausilio di guide alpine o di elicottero per l'allestimento di campi in quota. Nell'ambito dell'Amministrazione regionale si è andata invece sviluppando una struttura composta prevalentemente da geologi e da operatori informatici, con il compito di coordinamento tecnico e di acquisizione informatica dei dati geologici rilevati sul terreno.
Fin dall'inizio infatti il Servizio Geologico Nazionale aveva richiesto che i dati geologici originali, alla scala 1:25.000 richiesta per il rilevamento di campagna, fossero essi di contenuto grafico o di natura informativa, venissero trasmessi su supporto informatico (files) in modo da costituire ed alimentare il Sistema Informativo Geologico Nazionale. Si è cercato di utilizzare questa opportunità per sviluppare e far crescere anche in Regione un analogo Sistema Informativo Geologico, vero e proprio contenitore di informazioni territoriali georeferenziate, cioè con un legame univoco e preciso con la base cartografica,
strutturato secondo la tipologia di un GIS (Sistema Informativo Geografico), dal quale poter estrarre ad esempio i dati dei sondaggi del sottosuolo, le informazioni sui sistemi di fratturazione di un dato ammasso roccioso o ancora la stampa di una carta geologica di un settore definito. Un altro aspetto caratterizzante del progetto è stato quello di voler condurre tutti i rilevamenti ad una scala più grande, e quindi di maggior dettaglio, rispetto a quella richiesta dal Servizio Geologico Nazionale (1:25.000). Si sono così utilizzate come basi per il rilevamento le sezioni alla scala 1:10.000 della Carta Tecnica Regionale, le quali presentano tra l'altro il vantaggio di essere precise ed aggiornate, in linea quindi con l'importanza di un lavoro la cui complessità non permette di utilizzarlo al di sotto delle potenzialità, ad esempio con l'uso di una base cartografica inadeguata.
I risultati delle campagne di indagine, attualmente in fase di completamento e di sintesi scientifica, non hanno portato solo ad una migliore conoscenza della struttura geologica della regione, intesa come risoluzione di problematiche a livello scientifico, ma hanno evidenziato molti aspetti che possono avere ricadute pratiche nella vita quotidiana. Durante i rilievi ad esempio si sono volute raccogliere il maggior numero di informazioni possibili sui depositi quaternari, cioè sui terreni di copertura del substrato roccioso formatisi nelle ultime decine di migliaia di anni e che ancora si vanno formando grazie all'azione degli agenti che smantellano la catena alpina; l'interazione quotidiana dell'uomo con l'ambiente sovente infatti coinvolge questo tipo di terreni. Inoltre alcune tecniche di indagine di introduzione relativamente recente, quali il telerilevamento mediante immagini da aereo o da satellite, hanno apportato nuovi indizi, successivamente confermati dai rilievi sul terreno, in merito a recenti movimenti crostali di tettonica fragile (neo-tettonica) ai quali sembra imputabile l'indebolimento ed il successivo collasso di intere porzioni di versanti vallivi sulle quali sorgono centri abitati e importanti infrastrutture.
Le ricadute del progetto CARG sono da valutare a breve e lungo termine. Nell'immediato la struttura tecnico-organizzativa che ha lavorato in questi anni ha acquisito un patrimonio di esperienza e di professionalità che è stato valutato positivamente dal Servizio Geologico Nazionale, il quale ha recentemente approvato alla regione il finanziamento di un nuovo foglio geologico, Il Monte Cervino, da realizzarsi nei prossimi anni. Inoltre le conoscenze geologiche acquisite, insieme alle altre informazioni che vanno confluendo nel Sistema Informativo Geologico regionale, permetteranno una ricaduta positiva in tutta una serie di attività indissolubilmente legate alla gestione del territorio, quali la pianificazione territoriale, la predisposizione di progetti di grandi opere, la salvaguardia del patrimonio naturale (geotopi).
Infine una più precisa informazione sull'assetto geologico del territorio contribuisce a meglio valutare le condizioni di rischio idrogeologico a cui la comunità è soggetta.
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