Esiste uno sport che trova proprio nella roccia il suo terreno d'azione; si tratta dell'arrampicata sportiva o - se preferite - freeclimbing. Come tutte le attività sportive, si può intendere e praticare a vari livelli ma l"'essenza" rimane la stessa: dal masso alto tre metri di comodo accesso, alla parete di mille-cinquecento metri situata magari a seimila metri di quota, lo spirito dell'arrampicatore non cambia. Qualunque sia il contesto ambientale e climatico, l'uomo cerca un modo che gli consenta di affrontare il terreno roccioso verticale che ha di fronte.
Per fare ciò si pone delle regole precise, relative alle modalità di salita. Per rendere più comprensibile il concetto anche ai non adepti, si può affermare che lo scalatore sceglie lo "stile" che preferisce a seconda delle proprie capacità o necessità del momento. Le due grandi categorie in cui si divide l'arrampicata sono la libera e l'artificiale. Chi sale "in libera" utilizza, per progredire con mani e piedi, solo la roccia e si serve di chiodi, moschettoni e corda esclusivamente per la sicurezza. Troppo spesso la stampa non specializzata confonde l'arrampicata libera con la solitaria integrale, situazione in cui lo scalatore si trova ad affrontare una parete senza compagni e soprattutto senza mezzi di assicurazione: va da sé che quest'ultimo tipo di pratica risulti estremamente pericolosa in quanto non ammette il benché minimo errore.
All'arrampicata libera si contrappone, come accennato, l'artificiale che invece prevede sia per la progressione sia per l'assicurazione l'utilizzo di tutti i mezzi tecnici disponibili. Lo scalatore usufruisce così di chiodi e moschettoni come appigli per le mani e di apposite scalette per appoggiare i piedi. Questo stile è diffuso in America sulle grandi pareti della Yosemite Valley, molto meno in Europa.
Libera e artificiale sono due modi completamente differenti di intendere il terreno verticale che presentano però un aspetto comune: in entrambi gli stili l'uomo si trova a decifrare la morfologia della roccia, per adattarvi il proprio corpo nel primo caso e nel secondo per trovare il mezzo tecnico o l"'artifizio" adatto alla situazione.
La lettura e l'interpretazione della roccia sono quindi alla base di uno sport che invece molti intendono come esclusivo esercizio fisico in cui la bravura si misura con i muscoli. È vero, un fisico ben allenato è necessario per affrontare singoli passaggi, ma ciò che assicura la riuscita di tutta scalata è senza dubbio la simbiosi che deve crearsi tra l'uomo e la struttura rocciosa con cui si rapporta.
Il lato affascinante di questo sport deriva poi dal fatto che in natura esistono svariati tipi di roccia, ognuno caratterizzato da morfologia differente. Lo stesso tipo litologico inoltre può presentare notevoli variazioni a seconda del luogo in cui affiora. Lo scalatore ha così a disposizione un terreno d'azione molto variegato e può contare su una scelta di situazioni pressoché infinita.
L'ARRAMPICATA IN VALLE D'AOSTA
Gli amanti del free-climbing trovano in Valle d'Aosta un buon ventaglio di possibilità. In un area relativamente limitata esistono infatti molti tipi di rocce, principalmente metamorfiche e vulcaniche: quelle sedimentarie - ad esempio il calcare - purtroppo non sono presenti in abbondanza come nella vicina Svizzera.
Vediamo ora con ordine - partendo dall'alta Valle - quali sono i luoghi in cui si trovano le rocce più rappresentative per l'arrampicata.
Iniziamo dal massiccio del Monte Bianco che, com'è noto, è un grande batolite cioè un gigantesco ammasso di granito. Sulle innumerevoli guglie che caratterizzano il tetto d'Europa si trovano splendide arrampicate celebri in tutto il mondo. Grand Capucin, Tour des Jorasses, Petites Jorasses sono i luoghi dove si trova la roccia più amata dagli scalatori: compatta, con fessure nette, placche levigate a volte cosparse di incredibili "funghetti" detti knob e diedri geometrici. Lo stile di arrampicata richiesto dal granito è assai variabile: fessure e diedri si addomesticano con molta forza di braccia, mentre le placche impongono delicatezza ed equilibrio nei movimenti.
Scendendo lungo il percorso della Dora Baltea incontriamo poi la Valgrisenche, un autentico paradiso verticale con itinerari per tutti i gusti e livelli. La roccia che affiora in questa zona è gneiss, particolarmente rugoso e ricco di piccole prese nette. Indubbiamente una pacchia per chiunque e per di più in un contesto ambientale molto pittoresco.
Successivamente abbiamo gli unici due esempi di rocce calcaree arrampicabili in Valle d'Aosta: si tratta della zona del Rifugio Benevolo, in Valle di Rhêmes, con la solare parete est della Granta Parei che ospita difficili itinerari per scalatori confermati, e la palestra del Mon Ross ubicata sopra l'abitato di Aymavilles e frequentata assiduamente dai climbers aostani. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a tipiche strutture calcaree, molto verticali, senza terrazzi o cenge, con numerosi piccoli buchetti in cui si infilano le dita.
Per gli amanti delle rarità, segnaliamo un settore nella Valle del Gran San Bernardo caratterizzato dalla presenza di quarzite, una roccia particolarmente dura formata esclusivamente da quarzo. Si tratta della Tour des Fous, situata poco prima del valico del Gran San Bernardo e ben visibile dalla strada carrozzabile. Su di essa sono in fase di allestimento alcuni piacevoli itinerari di comodo accesso, in un ambiente alpino molto suggestivo.
Proseguendo verso la bassa Valle facciamo la conoscenza di un altro litotipo conosciuto e apprezzato dagli arrampicatori: la serpentinite, una roccia caratterizzata da un tipico colore rossastro e da una superficie da liscia a rugosa con piccole fessure dai bordi netti e taglienti. La troviamo nella palestra di Saint-Vincent, frequentata regolarmente da corsi per principianti, e sulla Rocca di Verra in alta Val d'Ayas, dove sono stati tracciati itinerari di ampio respiro al cospetto del massiccio del Monte Rosa.
Terminiamo il nostro viaggio ideale attraverso le rocce della Vallée con la zona compresa tra Arnad e Donnas, dove affiora in abbondanza lo gneiss. Qui si trova probabilmente la maggiore concentrazione di percorsi per gli amanti dell'arrampicata. La struttura più rappresentativa e anche più vistosa è la Corma di Machaby, un'enorme cupola dai lineamenti arrotondati, sulla quale è possibile scorgere ogni domenica decine di cordate impegnate nella sua salita. Il livello richiesto per affrontarla non è elevato e lo stile imposto è quello della placca inclinata cioè poca forza di braccia ma equilibrio e aderenza con i piedi.
È interessante notare infine come il comprensorio arrampicabile del comune di Arnad sia stato oggetto di un progetto di bonifica e sistemazione che verrà messo in atto di qui a poco. È prevista la riattrezzatura delle vie di arrampicata ma anche il rifacimento dei sentieri di accesso alle pareti con percorsi gradevoli, panchine e attrezzi ginnici per il riscaldamento, sul modello di quanto già avvenuto nei due principali centri del nord Italia: Finale Ligure e Arco di Trento.