Un reale sviluppo sostenibile è perseguibile solo riducendo il consumo delle risorse naturali e dell’energia, risparmiando acqua, prevenendo la produzione di rifiuti ovvero riducendo la nostra impronta ecologica sulla terra.
Condicio sine qua non per raggiungere questo traguardo è quella di rivedere in modo radicale ed innovativo i nostri processi di produzione e le abitudini di consumo; è quindi necessario il coinvolgimento degli attori che rappresentano, ognuno con le proprie competenze, la spinta a questo indispensabile processo di riconversione ecologica: le imprese, l’economia, la ricerca, l’istruzione, i cittadini e le Istituzioni pubbliche. A quest’ultime è inoltre richiesto, per il loro ruolo, di tracciare per prime la “retta via”: l’adozione di politiche di acquisti verdi è sicuramente una scelta che si inserisce coerentemente in questo percorso.
PERCHE USARE LA LEVA DELLA DOMANDA PUBBLICA? QUALCHE PICCOLO ESEMPIO*…
• Se tutti gli enti pubblici nel territorio dell’UE richiedessero computer a basso consumo energetico, e questo orientasse l’intero mercato in quella direzione, 830.000 tonnellate di CO2 non verrebbero più immesse nell’atmosfera.
• Se tutti gli enti pubblici europei scegliessero servizi igienici e rubinetti efficienti nelle loro strutture, questo comporterebbe una riduzione del consumo di acqua intorno ai 200 milioni di metri cubi (pari allo 0,6 % del consumo totale delle famiglie nell’UE).
*fonte: Commissione Europea, progetto di ricerca “Relief”
Il GPP è definito dalla Commissione Europea come “l’approccio in base a quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.
L’interesse ad utilizzare la leva della domanda pubblica per indirizzare la produzione di beni e l’erogazione di servizi verso forme di maggiore sostenibilità ambientale nasce dalla considerazione che gli Enti Pubblici, nel contesto europeo, sono la tipologia di “consumatore” più rilevante: secondo le stime della Commissione Europea, infatti, la spesa pubblica nei Paesi membri per beni, servizi e lavori ammonta a circa il 16% del Prodotto Interno Lordo europeo (ovvero un importo pari a metà del PIL della Germania).
Si tratta di numeri significativi, in grado di “orientare” il mercato, e che consentono di comprendere con immediatezza quale sia il contributo verso lo sviluppo sostenibile che può derivare da un utilizzo consapevole del potere di acquisto della Pubblica Amministrazione.
Il tema del GPP è di interesse comunitario dalla seconda metà degli anni ’90; risale, infatti, al 1996, anno in cui è stato pubblicato il Libro Verde “Gli Appalti pubblici nell’Unione Europea” l’apertura della strada all’evoluzione delle normative verso l’integrazione di considerazioni di carattere ambientale.
Alla pubblicazione del Libro Verde segue un’importante comunicazione interpretativa della Commissione Europea (2001/274) che definisce il quadro delle possibilità di integrare le considerazioni ambientali nelle procedure di appalto pubblico.
Negli anni successivi molti altri atti testimoniano l’impegno europeo: nel VI Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità Europea, che ha delineato le strategie ambientali europee fino al 2010, è stato definito il quadro programmatico di intervento sul GPP nel contesto più generale della strategia di Politica Integrata dei Prodotti (IPP); la successiva Comunicazione della Commissione Europea sull’IPP “Sviluppare il Ciclo di Vita”, del 2003, ha espressamente previsto la necessità per gli stati membri di dotarsi di Piani d’Azione Nazionale per il GPP.
È importante evidenziare che il GPP è considerato oggi dalle politiche europee non solo come strumento per il miglioramento ambientale ma anche come leva per stimolare l’innovazione tecnologica e la competitività del sistema produttivo.
La Strategia di Lisbona, nel definire gli obiettivi e le linee d’azione necessarie a fare della UE l’economia più dinamica e competitiva entro il 2010, si basa su un modello di sviluppo che considera la sostenibilità ambientale uno dei propri pilastri e individua il GPP come uno strumento che contribuisce all’innovazione dei mercati e alla razionalizzazione della spesa pubblica.
La giurisprudenza derivante dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 17 settembre 2002, (sentenza che ha ribadito la legittimità di introdurre criteri ambientali nelle gare bandite con modalità di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa) è stata recepita nelle Direttive Comunitarie 2004/18/CE relativa al “coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture, di servizi e di lavori” e nella Direttiva 2004/17/CE che “coordina le procedure d’appalto degli enti erogatori dell’acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e postali” le quali, facendo numerosi ed espliciti riferimenti alle considerazioni ambientali, hanno consolidato e completato il quadro legale.
A livello nazionale il legislatore, con il D. Lgs. 163/2006 “Codice dei contratti pubblici”, ha recepito le sopra indicate Direttive e ha fornito indicazioni ancor più rigorose di quelle comunitarie. In particolare l’art. 2 ha stabilito la possibilità di “subordinare il principio di economicità a criteri ispirati a esigenze sociali, alla tutela dell’ambiente e della salute e alla promozione dello sviluppo sostenibile” e l’art. 68 circa le “Specifiche tecniche” che introduce nel nostro ordinamento l’obbligo di definire le specifiche tecniche “Ogniqualvolta sia possibile [...] in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”.
Con l’emanazione del Decreto Interministeriale che approva il Piano di Azione Nazionale (PAN) sul GPP e con l’emanazione dei successivi decreti Ministeriali che fissano i “Criteri ambientali minimi” (CAM) per alcune categorie di beni, servizi e lavori, viene delineato un quadro di riferimento utile a facilitare l’adozione e l’implementazione di pratiche di GPP sia dal punto di vista tecnico che metodologico.
Con l’Azione specifica prevista nell’ambito del “Programma triennale di azioni volte alla riduzione ed alla prevenzione dei rifiuti nella Regione Autonoma Valle d’Aosta”, l’Assessorato territorio e ambiente della Regione ha avviato in modo “strutturato” un percorso per i propri acquisti ed accompagnare le altre Pubbliche Amministrazioni del proprio territorio attraverso una serie di iniziative propedeutiche e di accompagnamento.
Gli obiettivi di questa attività sono sintetizzabili nei seguenti punti:
• incrementare e rafforzare la consapevolezza degli Enti Pubblici Locali, degli Enti Pubblici strumentali, delle società a partecipazione pubblica sul tema del GPP e sulle reali ricadute in termini di efficacia ambientale e gestionale che possono derivarne da una capillare applicazione;
• individuare, in correlazione ai processi di acquisto dei diversi Enti, un inventario di beni, servizi e lavori su cui prioritariamente operare;
• definire i criteri ambientali da inserire nei capitolati delle diverse stazioni appaltanti che intendono adottare o implementare pratiche di GPP redigere un manuale di buone pratiche procedurali per la corretta predisposizione dei bandi, dei capitolati e delle gare d’appalto;
• definire delle procedure di monitoraggio che permettano di sorvegliare, nel corso dei diversi esercizi, lo stato di attuazione del GPP;
• assistere tecnicamente i soggetti coinvolti nelle attività attuative del GPP.
Il primo appuntamento è stato un workshop, tenutosi ad Aosta il giorno 25/10/2011 nel Palazzo Regionale, rivolto a tecnici e amministratori locali. Nel corso dei lavori è stato analizzato il tema GPP, con le implicazioni normative ed amministrative, è stato presentato il programma di attività, sono state illustrate alcune significative esperienze su scala nazionale.