«Posso esserti d’aiuto, gentile fanciulla?». JOLIESÉE, assorta nei suoi pensieri e nelle sue paure, sobbalzò a quell’inattesa proposta. Alzò lo sguardo e vide, sorridente davanti a sé, un’anziana avvolta in un pesante mantello a righe orizzontali bianche e nere; zoppicava e, per questo, si appoggiava ad un lungo e nodoso bastone assai simile ad un grosso serpente. La vecchina le sorrideva; i suoi occhi piccoli e stretti la fissavano. JOLIESÉE provò un immediato disagio cui però, presto, si sostituì l’inspiegabile sensazione di sentirsi accolta e capita. Le sembrò di vedere, in quella donna, la sua amata nonna, persa troppo presto.
«Come, scusi?», chiese la ragazza. «Posso aiutarti, cara? Ho notato che da tempo stai girando pensierosa attorno alla carovana. Ho visto che sei interessata alle erbe, ai medicamenti…intuisco che qualcosa ti turba e appesantisce il giovane cuore… Sai, io sono una fine conoscitrice degli antichi rimedi e potrei consigliarti. Gli dei mi hanno mandata a te, cara… se vuoi, sono qui, puoi confidarti».
L’anziana si avvicinò, appoggiò il suo braccio sulla spalla di JOLIESÉE che ebbe così modo di guardarla dritta in viso. Non ne capiva il motivo, ma quegli occhi affilati e neri come la più nera delle notti la attiravano; si sentiva come avvolta in un ipnotico abbraccio che, in qualche modo, la faceva sentire meglio. Decise, così, di seguire la donna in un luogo appartato.
Era come se le sue gambe andassero da sole, ma lei stessa non aveva alcuna intenzione di fermarle. Quell’anziana aveva capito il suo dolore, aveva letto il suo animo ferito e poteva aiutarla.
«Siediti, cara. Dammi la tua mano. Sento la tua tristezza. Il tuo è un grande amore, vero? Ma qualcuno ti ha tradita… qualcuno, in cui riponevi fiducia, non ha mantenuto le sue promesse, vero?».
«È così… io, io… credevo nei suoi sentimenti e invece… ha preferito lei invece di combattere per me, per noi… io voglio vendicarmi!». JOLIESÉE poteva finalmente dare libero sfogo a tutte quelle parole non dette, a tutte le sue emozioni represse. E la vecchina la incitava a liberare la rabbia e la più furiosa gelosia.
«Cara, sapessi come ti capisco… ma dimmi, come si chiamano le persone che ti hanno così profondamente ferito?».
«GRANSAX! Io lo amavo! Lo amo da sempre, e anche lui diceva di amarmi! Invece lui non ha saputo difendere il nostro amore e, per accontentare il suo avido e ambizioso padre ha accettato di sposare quella… quella…»; «MEGALISE, giusto?».
L’anziana prese entrambe le mani di JOLIESÉE tra le sue e le appoggiò su un lungo spillone in rame che portava al collo per chiudere il mantello. Nel momento stesso in cui JOLIESÉE toccò quell’ago, si punse e sentì girare la testa. Tutto iniziò a girare vorticosamente. Stringeva forte le mani della donna quasi fossero l’unico punto saldo rimastole.
E la donna le parlava con tono suadente accompagnando le parole con una nenia costante. «Tu hai ragione, cara. MEGALISE e GRANSAX devono pagare per quanto ti hanno fatto. E, come loro, anche i rispettivi padri, causa prima di questa unione! Io ti aiuterò!». E le mise in mano un sacchettino chiuso da un nodo. «Qui dentro ci sono dei fiori. È il convolvolo, forse più conosciuto come “Bella di giorno”. Un fiore bello come te, mia cara. Questo fiore è stato offeso e schiacciato e, di conseguenza, può vendicarsi rivelandosi tanto bello quanto pericoloso. Potrai offrire a tutti una sana e corroborante tisana, decantandone le proprietà curative e rilassanti. Peccato, però, che una dose eccessiva, renda questa tisana letale! E, poco a poco, sera dopo sera, vedrai quelle grosse pietre tronfie sgretolarsi sotto i tuoi occhi! Ma ora, ripeti con me la formula per l’incantesimo…».
JOLIESÉE ormai era completamente in balìa della donna e le obbediva in tutto. Iniziò dunque a ripetere i versi dell’oscura formula magica quando, improvvisamente una voce squarciò il silenzio: «TINA! Maledetta! Ancora tu! Vattene, vattene subito!». E in men che non si dica, la vecchia svanì urlando in un vortice di polvere.
MEGALITO, il possente capitano della guardia di MEGALIÒ era intervenuto in tempo! Aveva subito notato quella fanciulla di straordinaria bellezza e da giorni la seguiva nell’ombra, nella speranza di trovare il momento giusto per presentarsi. L’aveva vista aggirarsi guardinga intorno alla carovana e, inspiegabilmente, gli era praticamente sparita sotto il naso. Si era messo a cercarla e un lembo della sua veste strappato dai rovi lo aveva guidato nel posto giusto.
Si precipitò su di lei e la scosse. La ragazza sembrava inebetita, stordita. Lo sguardo era assente. Le versò dell’acqua fresca sul viso chiamandola a gran voce: «JOLIESÉE! JOLIESÉE, svegliati! Forza! Svegliati, JOLIESÉE!».
Finalmente la ragazza rinvenne; lo sguardo riprese vita. I suoi grandi occhi verdi incontrarono il volto spigoloso ma buono di MEGALITO. La mascella forte e quadrata, le folte sopracciglia scure, il naso geometricamente dritto, le labbra sottili. Si sentì così fragile e… sciocca. JOLIESÉE scoppiò a piangere e si strinse istintivamente a quel solido ragazzone.
Quando finalmente si calmò, tra i singhiozzi raccontò a MEGALITO l’accaduto o, almeno, quel che si ricordava… e gli diede il sacchettino ancora chiuso. MEGALITO lo aprì; guardò e annusò il contenuto: «Convolvolo!! Maledetta! Voleva usarti per avvelenarci tutti! Per fortuna sono arrivato in tempo e ho evitato che pronunciassi l’incantesimo!».
«Ma… chi era quella donna?» chiese JOLIESÉE ancora tremante e sconvolta. «TINA, la perfida e potente sciamana dei PietraPiatta, un popolo col quale noi GrandePietra abbiamo problemi da sempre! Era piombata come un fulmine alle nozze di MEGALISE e GRANSAX maledicendoci. E ci ha seguito fin qui, cercando una buona occasione per danneggiare noi e voi! Tu saresti divenuta un facile motivo di guerra, sai? Ma non accadrà! Stai tranquilla, adesso ci sono io e ti proteggerò!».
MEGALITO riaccompagnò JOLIESÉE a casa. L’episodio venne riferito ai capi dei due popoli. La conseguenza fu che furono ancor più uniti di prima!
Il momento del rientro era ormai alle porte. Presto MEGALIÒ e MEGALIE avrebbero dovuto salutare la figlia. Presto le candide coltri dell’inverno avrebbero chiuso i valichi per molti lunghi mesi.
I GrandePietra, carichi di doni, ripresero così la via verso casa. Stavolta con loro c’era anche JOLIESÉE che mai più si sarebbe separata dal suo prode MEGALITO.