IL MATERIALE INORGANICO
Il vetro: uno dei materiali d'uso più comune. Il suo riciclaggio: il più antico circuito virtuoso della storia dell'uomo
DAL VETRO AL VETRO
di Alessandro Carena
Pare che il vetro sia stato scoperto per caso, migliaia di anni fa, da nomadi che alzandosi il mattino scoprirono nei resti del falò notturno dei materiali luccicanti, duri e fragili. Probabilmente il terreno sul quale venne acceso il falò, la sera prima, era composto da sabbia ricca di silice e carbonati di sodio o di calcio. Durante la notte, nei punti più caldi del falò, a temperature superiori a 1000°C, la sabbia iniziò a fondere formando una miscela viscosa che raffreddandosi si agglomerò sotto forma di materiale omogeneo e trasparente: il vetro.
La voce si sparse e qualcuno provò a ripetere l'esperimento: si accorse così che il vetro si poteva produrre utilizzando determinati tipi di sabbia, presenti in abbondanza un po' dappertutto, ma occorreva una gran quantità di calore. Le gocce di vetro fuso potevano essere manipolate con utensili d'acciaio (che allora veniva chiamato ferro) e colate in apposite forme di terra per essere stampate, oppure soffiate attraverso delle canne d'acciaio per la formatura di vetro sottile.
Coloro che abitavano distante dai giacimenti di sabbia silicea scoprirono che i rottami di vetro fondevano più facilmente della sabbia e nacque, così, il riciclaggio del vetro.
Anche chi produceva vetro a partire dalla sabbia si accorse che la fluidità, la lavorabilità e la trasparenza del vetro aumentavano con l'aumentare della percentuale di rottame introdotto nel forno di fusione, e così il riciclaggio del vetro diventò una vera e propria pratica commerciale.
Sul fondo dell'Adriatico sono state rinvenute navi commerciali romane che trasportavano tra le altre merci anche botti contenenti rottami di vetro destinati alla fusione.
Con l'evoluzione della conoscenza delle tecniche di trattamento del vetro si riuscì a selezionare la materia prima in modo da produrre tipi di vetro comune per gli usi di tutti i giorni: vetro soffiato per la produzione di contenitori, bicchieri e bottiglie e vetro piano per le lastre da fissare alla finestre.
Tale tipo di vetro è detto soda-calcico perché contiene ossido di calcio che diminuisce il limite di cristallizzazione del vetro, aumentandone la durata nel tempo.
Le lastre di vetro da finestra venivano prodotte facendo colare il vetro fuso su un rullo di materiale refrattario leggermente inclinato e tenuto costantemente in rotazione: l'aria soffiata con un mantice all'interno del rullo faceva sì che il vetro, che avvolgeva completamente il rullo, non si chiudesse su se stesso ma proseguisse la sua corsa verso il basso. Il tubo di vetro così ottenuto veniva subito tagliato longitudinalmente, prima che solidificasse, ed aperto in fogli. Per questa ragione i vetri di finestra antichi non sono perfettamente trasparenti e presentano ondulazioni più o meno accentuate.
Il vetro piano fu, in seguito, realizzato in laminatoi - rulli d'acciaio raffreddati internamente e simili alla macchina usata per lavorare la pasta sfoglia- che comprimono la colata di vetro fuso in fogli trasparenti, successivamente molati da entrambe le parti.
Si scoprì anche che, aggiungendo particolari additivi in piccole quantità, il vetro poteva assumere molte colorazioni, oppure diventare sonoro; oppure ancora che poteva diventare molto resistente al fuoco o agli acidi e alle basi e nacquero così le pentole pirofile e i vetri da laboratorio. L'ossido di ferro, ad esempio, fa diventare il vetro da rosso a marrone a verde, il cadmio lo rende giallo; con più del 30% di ossido di piombo il vetro diventa cristallo superiore e al diminuire della percentuale di ossido di piombo si hanno i cristalli al piombo e i vetri sonori che contengono altri ossidi come il bario e lo zinco. I cristalli di Boemia sono vetri sodico-calcio-potassici privi di impurità e con buona brillantezza.
La scoperta più recente ha riguardato la filatura del vetro con particolari procedimenti che danno luogo a fibre di diametro compreso tra 1 e 8 micrometri (un micrometro=un milionesimo di metro) aventi eccellenti caratteristiche di resistenza meccanica. Tali fibre, se miscelate con resine epossidiche, danno un materiale molto resistente che si può foggiare a temperatura ambiente: la vetroresina, per la produzione di oggetti impermeabili e resistenti (contenitori, serbatoi, autovetture, imbarcazioni ecc.).
In Italia il rottame di vetro è ottenuto principalmente tramite le raccolte differenziate comunali, ossia lo svuotamento delle campane stradali che noi riempiamo periodicamente di bottiglie che non usiamo più. Nel 2002, per esempio, oltre il 70% delle 47.000 tonnellate di rottame di vetro prodotto in Italia ed inviato ai forni per il riciclaggio proveniva dalla raccolta differenziata comunale. Si pensi, però, che l'industria vetraria italiana ha avuto bisogno, nello stesso periodo, di importare oltre 50.000 t di rottame di vetro dall'estero.
Come si può notare dal grafico, nella nostra Regione la quantità di imballaggi in vetro riciclati è in continuo aumento e ci pone ai primi posti non solamente nella classifica nazionale, ma anche in quella europea, come percentuale di rifiuti recuperati; nel grafico sono anche indicate le quantità di rifiuti smaltiti in discarica (le scale numeriche sono diverse per agevolare la lettura).
Per incrementare il riciclaggio del vetro, così come per altri tipi di imballaggi, l'Unione Europea ha emanato una direttiva (94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio) che è stata recepita, oltre ad altre due direttive riguardanti i rifiuti, in Italia dal Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n.22 detto anche Decreto Ronchi. Detto Decreto ha permesso di costituire il CONAI, consorzio nazionale imballaggi, per il raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclaggio, fissati fra il 25% ed il 45% di imballaggi da riciclare in peso entro cinque anni dall'entrata in vigore del Decreto stesso. Per quanto detto prima tale obiettivo è stato ampliamente raggiunto e superato.
Il circuito virtuoso con il quale si ricicla il vetro è compiuto proprio nel CONAI che, attraverso la sua filiera COREVE (consorzio recupero vetro), permette di coprire le spese di raccolta, trasporto, selezione e fornitura alle vetrerie dei rottami di imballaggi in vetro deposti dai cittadini nelle apposite campane. Il CONAI, infatti, dispone di un tributo che gli viene versato da chiunque immetta in commercio i suoi prodotti servendosi di imballaggi. In altre parole, quando una bottiglia di vetro piena si trova sullo scaffale di un supermercato, il produttore del bene in essa contenuto ha già versato al CONAI, e quindi al COREVE, la somma di denaro che servirà per fare tornare la bottiglia vuota nel bagno di fusione in vetreria, dopo che noi l'avremo depositata nella campana stradale.
Il COREVE agisce sul territorio italiano stipulando convenzioni con i Comuni. Nel caso, unico in Italia, della Regione Autonoma Valle d'Aosta, il COREVE ha stipulato un accordo di programma con l'Amministrazione regionale che include tutti i 74 comuni valdostani conferenti i contenitori in vetro presso il Centro regionale trattamento rifiuti di Brissogne gestito dalla Valeco S.p.A. convenzionata, in virtù dell'accordo di programma citato, con il COREVE come piattaforma di stoccaggio regionale.
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