EDITORIALE
EDITORIALE
di Alberto Cerise
Assessore al Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche
Un territorio di montagna dove pietre, ghiaia e sabbia sono abbondanti tra i grandi spazi aperti, risulta apparentemente esente da problemi legati alla disponibilità e al riciclo di questi inerti come dei metalli, che qui sembrano appunto esser fatti per essere estratti dal terreno e tornarvi come tali senza difficoltà.
In realtà non è così. Basta guardarci attorno per capire che lo stoccaggio degli inerti è diventato un vero problema. La facilità con cui movimentiamo i materiali (pale meccaniche, gru, automezzi pesanti) ci rende dei produttori su larga scala anche di questo tipo di rifiuto. Questo gioca a favore del rapporto costi/ricavi della costruzione, altrettanto non è per lo smaltimento: pensiamo solamente agli elevati costi di trasporto dei materiali, all'inquinamento e all'intasamento del traffico indotto dai mezzi che li conducono in
discarica, a fronte del fatto che questa operazione non ha quasi mai ricavi, e grava quindi come un passivo sull'intero settore.
In questi ultimi vent'anni, a seguito della realizzazione di grandi opere come l'autostrada e recentemente per sistemare tutto il materiale portato a valle dall'alluvione, il terreno della nostra Regione è stato rimodellato in molte zone; tra qualche anno ci saremo dimenticati che quei pianori e colline non sono stati creati da una sedimentazione naturale, ma dal lavoro dell'uomo, che ha letteralmente spostato parte delle montagne. E così ci stiamo rendendo conto che è sempre più difficile trovare altri siti adatti a tal fine.
Sono constatazioni che rafforzano la consapevolezza che, insieme ai materiali, noi buttiamo via il loro valore aggiunto: case, automobili e computer non sono solo cemento, ferro e altri metalli: sono anche tutta l'energia e il lavoro consumati per produrli. Da qui la necessità di operare una rivoluzione del concetto di rifiuto che diventa il detentore di un intrinseco valore da rigenerare. Se facessimo bene i conti scopriremmo che molte delle nostre attività dovrebbero essere considerate, in un bilancio generale delle risorse,
come attività in perdita, perché il loro rapido consumo e difficoltà di smaltimento produce costi ambientali più elevati del valore di quegli stessi prodotti.
È necessario, quindi, riciclare il più possibile i materiali, sia per evitare l'eccessivo costo di stoccaggio a rifiuto sia per recuperarne al massimo il valore: dietro a un pezzo di lamiera di ferro c'è un altissimo costo di energia e di lavoro, dall'estrazione del minerale all'affinamento e fusione, alle successive lavorazioni che lo trasformano in un bene d'uso.
Riflettere su questi temi e confrontarci su come sono affrontati nella nostra Regione, può servirci a capire la dimensione del problema che abbiamo di fronte e, nel contempo, condurci a cogliere l'importanza che uesti temi, con crescente insistenza, rivestono per l'intero territorio.
 
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