Santa Barbara: Patrona dei vigili del fuoco

vendredi 2 décembre 2011

Domenica 4 dicembre il Corpo valdostano dei vigili del fuoco festeggerà la santa patrona protettrice dei vigili del fuoco. Per l’occasione presso la centrale di Aosta in Corso Ivrea sarà celebrata alle ore 10.30 la santa messa. La celebrazione proseguirà con l’illustrazione dell’attività svolta nell’anno da parte delle massime autorità del Corpo valdostano dei vigili del fuoco, il Comandante regionale dei vigili del fuoco, Salvatore Coriale, il Direttore della Direzione dei servizi antincendio e di soccorso, Davide Bertolo con la chiusura del Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Augusto Rollandin.

Approfondimento:

Significato del patrono: Santa Barbara è venerata come santa e martire dalla chiesa cattolica e ortodossa, protettrice contro i fulmini e le morti improvvise e violente. È invocata contro la morte improvvisa per fuoco, perciò gli esplosivi e i luoghi dove sono conservati vengono spesso chiamati "santabarbara" in suo onore. Per lo stesso motivo, in Italia è la santa protettrice dei Vigili del Fuoco, dei minatori, degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi e, più in generale, di chiunque rischi di morire di morte violenta e improvvisa, protettrice della Marina Militare Italiana, delle armi di Artiglieria e Genio, dei geologi, dei lavoratori nelle attività minerarie e petrolifere, degli architetti, degli artisti sommersi e dei campanari, nonché di torri e fortezze.

Storia e mito: Nacque nel III secolo d.C. in Asia Minore, in quella che è l´attuale Izmit, porto della Turchia, a quei tempi Nicomedia, per poi trasferirsi a Scandriglia in provincia di Rieti. La leggenda vuole che suo padre Dioscuro, di religione pagana, l´avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti. Questa, dopo qualche tempo scelse di diventare cristiana. Il padre, offeso ed adirato, decise allora di denunciare sua figlia al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione, la condannò alla decapitazione dopo due giorni di atroci torture, prescrivendo che la sentenza venisse eseguita proprio dal padre. Era il 4 dicembre dell´anno 306. Secondo la leggenda, Dioscuro procedette all´esecuzione, ma subito dopo venne ucciso da un fulmine, interpretato come punizione divina per il suo gesto. Esistono diverse tradizioni sul luogo del martirio e della deposizione del corpo. Una di queste riferisce che il martirio avvenisse a Scandriglia e il corpo sia stato poi trasferito a Rieti nel X secolo per metterlo in salvo dalle scorrerie saracene. Qui divenne patrona della città e le fu dedicata la cattedrale. Un´altra vuole il martirio avvenuto in Egitto e le reliquie trasferite a Costantinopoli, da dove i veneziani, alla fine del X secolo, le avrebbero portate a Venezia, e di lì a Torcello e poi a Murano.

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