La gestione di un’area protetta, particolarmente complessa e articolata come il Parco Nazionale del Gran Paradiso, deve basarsi su strumenti di pianificazione territoriale (Piano del Parco, Regolamento, Piano di sviluppo socio economico) che discendono da approfondite analisi del contesto socio-economico e territoriale, del patrimonio naturale, del patrimonio culturale, del turismo e della fruizione. Analisi che richiedono un approccio multidisciplinare e diversi momenti di confronto con vari soggetti sia pubblici, sia privati che interagiscono, a vario titolo, con il territorio protetto.
Il Parco, la cui istituzione risale al dicembre del 1922 e che, quindi, festeggia quest’anno il novantesimo di fondazione, si estende su di una superficie di 71.000 ettari equamente ripartita tra il Piemonte e la Valle d’Aosta e si caratterizza per un nucleo centrale ad elevata naturalità, occupato dal massiccio del Gran Paradiso (4061 m), da ghiacciai e morene e più in basso da prateria alpina. Attorno a questo nucleo un anello di pascoli sovrasta estesi boschi di larice, abete rosso e pino cembro.
Il Parco Nazionale Gran Paradiso è stato l’estremo rifugio dello Stambecco sulle Alpi che grazie alla protezione dell’area, è stato salvato dall’ estinzione e reintrodotto in tutto l’arco alpino. Oggi ospita una fauna ricca e varia e rappresenta un luogo eccezionale per l’osservazione di animali in condizioni di assoluta naturalità e per l’effettuazione di ricerche scientifiche in condizioni di vera wilderness.
Tuttavia l’area protetta non è un luogo disabitato: i caratteristici villaggi ed i pascoli alpini che occupano le montagne testimoniano una lunga storia di civiltà pastorale. Un paesaggio antropizzato che presenta 222 nuclei (171 in Piemonte e 54 in Valle d’Aosta), 453 strutture di alpeggio, 850 km di sentieri e mulattiere, vari altri segni del paesaggio agrario. Un aspetto significativo della memoria della riserva di caccia sono le mulattiere e i sentieri reali costituiti da una dorsale di 150 km che collega le case di caccia con diverse derivazioni per 175 km verso i casotti e le postazioni venatorie.
Proprio per questo l’impegno del Parco è indirizzato verso la protezione della natura integrata con uno sviluppo economico sostenibile. In applicazione dei principi della L. 3.12.1991, n. 394, “Legge quadro sulle aree protette” lo Statuto del Parco Nazionale Gran Paradiso, approvato con D.M. DEC/DPN/2411 del 27.12.2006 ribadisce che L’Ente Parco persegue la finalità di tutela ambientale e di promozione economico sociale delle popolazioni locali valorizzando e conservando le specifiche caratteristiche ambientali del Parco Nazionale Gran Paradiso e, comunque, dei territori rientranti nel perimetro del Parco.
Lo Statuto stabilisce inoltre che Al fine di garantire lo sviluppo economico-sociale della popolazione del Parco, l’Ente promuove la sperimentazione di metodi di gestione del territorio, idonei a realizzare una integrazione sostenibile tra uomo ed ambiente naturale e tali da preservare il patrimonio naturale alle generazioni future. A tal fine l’Ente può promuovere anche nuove attività produttive compatibili e salvaguarda i valori culturali tradizionali presenti nelle attività agro-silvo pastorali, nell’artigianato e nell’architettura locale tradizionale, anche attraverso specifici interventi di incentivazione. Questa missione di garantire il mantenimento di un alto standard di conservazione ambientale mediandolo con la capacità di garantire forme di sviluppo sostenibile e benessere per le Comunità locali è oggi riassumibile nel piano della performance dell’Ente Parco dal titolo: “Un grande progetto tra conservazione e sviluppo” che si articola in cinque Aree strategiche:
• Un Parco efficiente ed organizzato, che mira a garantire che la gestione dell’Ente risponda a standard di alta efficienza nel rispetto dei criteri di economicità, sostenibilità ambientale, efficacia nel perseguimento degli obiettivi istituzionali.
• Missione biodiversità: proteggere, conoscere, conservare, che si ripromette di raggiungere una migliore conoscenza della biodiversità e del territorio dell’area protetta per garantirne gestione e conservazione.
• Sviluppo? Sì, ma sostenibile, che vuole costruire insieme alle Comunità locali nuove opportunità di lavoro e di vita grazie ad innovazioni, processi produttivi e filiere rispettosi dell’ambiente.
• Turisti e cittadini informati e consapevoli, che vuole mettere a disposizione di turisti e Comunità locale luoghi e strumenti di conoscenza per un approccio informato e consapevole alla complessità e delicatezza degli equilibri naturali e del secolare rapporto tra Uomo e natura in montagna.
• Un Parco trasparente, vicino alle persone, che si ripromette di colloquiare con i cittadini e garantire la trasparenza delle scelte e dei risultati delle azioni.
Per svolgere bene le funzioni che la legge assegna al Parco e raggiungere gli obiettivi di cui si è detto occorre disporre di strumenti di pianificazione adeguati. Tali strumenti, tra loro coordinati sono: il Piano del Parco che ha funzioni di indirizzo, organizzazione e disciplina del territorio del Parco; il Piano Pluriennale Economico e Sociale che ha funzioni di indirizzo, promozione e programmazione delle attività e degli interventi di valorizzazione per lo sviluppo sostenibile delle Comunità Locali; il Regolamento che disciplina l’esercizio delle attività consentite.
Un processo di pianificazione concertato che ha richiesto molto tempo e che ha visto la Comunità del Parco svolgere un ruolo attivo e propositivo nella soluzione dei problemi emersi e che è giunto alla fase di adozione. L’augurio è che l’enorme dispendio di energie richieste per la redazione del Piano del Parco, non sia vanificato ma che questo importante strumento possa giungere, nel più breve tempo possibile, alla definitiva approvazione.