QUALE FUTURO?
Le modalità insediative che si sono susseguite nel tempo sul nostro territorio hanno determinato la nascita di un agglomerato che si configura come una vera e propria periferia senza centro
UNA CITTA' POLICENTRICA
di Loris Sartore
Suggestiva ripresa notturna della città di Aosta.Quanti di noi sanno riconoscere il confine fra i Comuni di Aosta e Sarre o Saint-Christophe, di Châtillon e Saint-Vincent, di Pont-Saint-Martin e Donnas? Credo pochi, forse solo i tecnici e quelli di una certa età che ricordano un paesaggio costellato di insediamenti, anche con caratteristiche urbane, il cui limite era netto e finiva là dove iniziava il territorio agricolo costituente le cosiddette pause tra l'edificato.
Osservando immagini o foto aeree degli anni '60 possiamo, infatti, leggere un paesaggio caratterizzato da nuclei ben distinti fra di loro, le cui espansioni avvenivano nelle immediate vicinanze del nucleo storico ed in stretta relazione con esso. Percorrendo oggi le principali vie di comunicazione non c'è soluzione di continuità nell'edificato, caratterizzato da insediamenti di tipo residenziale, commerciale e artigianale che si snodano in maniera quasi continua lungo il percorso stradale.
Le mutate esigenze in termini spaziali e di mobilità hanno evidentemente annullato le distanze rendendo appetibili, dal punto di vista immobiliare, terreni un tempo marginali. La zona commerciale alle porte di Aosta, ad esempio, sorge su di un'area un tempo acquitrinosa e occupata da canneti.
Il processo di espansione dei nuclei storici, legato al passaggio dall'economia rurale a quella industriale prima e del terziario poi, nonché alla richiesta di residenza e servizi legati a modelli di vita urbani, ha trasformato notevolmente il territorio e modificato le gerarchie tra i centri. In alcuni casi l'espansione e l'infrastrutturazione hanno saldato i nuclei storici creando un tessuto continuo che ha mantenuto un suo ruolo di centralità in termini di servizi e di strutture commerciali. In altri casi invece l'occupazione è avvenuta in maniera disordinata e casuale e in assenza di una pianificazione globale dell'area si è lavorato alla rincorsa sulla base delle richieste edificatorie del momento. Il risultato è stata la creazione di un agglomerato senza centro, senza identità e carente di servizi, una vera e propria periferia, nel senso di una zona scarsamente connessa con il centro e povera di qualità urbana - quella qualità che viene generalmente definita come effetto città. Oltre a ciò si metta in conto anche la perdita, in termini paesaggistici, di leggibilità del tessuto storico preesistente e di rapporto dei nuclei con il contesto agricolo circostante.
Se oggi guardiamo dall'alto il fondovalle regionale, la piana centrale si presenta ai nostri occhi come una città lineare, un nastro continuo di edificato compatto, intervallato solo per brevi tratti in corrispondenza dei limiti imposti dalla conformazione stessa del territorio (ripide gole, emergenze rocciose, anse della Dora). Si è spontaneamente creata una città che noi apparentemente non vediamo, perché si tratta in verità di una città unica ma policentrica, suddivisa cioè in tanti tronconi ciascuno dei quali presenta al suo interno un centro in cui si condensano funzioni amministrative, servizi e attività commerciali. Se poi mettiamo insieme il disegno dei piani regolatori comunali, scopriamo che questa situazione è destinata ad un ulteriore infittimento; ciascun Comune ha progettato all'interno dei confini, in accordo con le proprie competenze territoriali, ma si è occupato poco di che cosa succedesse appena al di là del proprio limite anche perché solo raramente il momento pianificatore coincideva con quello dei Comuni limitrofi.
La pianificazione urbanistica comunale paga così lo scotto di essere stata concepita e adottata in assenza di un quadro d'insieme che tenesse conto delle relazioni esistenti e realizzabili tra Comuni contermini e ricadenti in un comprensorio unitario dal punto di vista delle loro relazioni funzionali. La legge regionale 6 aprile 1998 n. 11 "Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta" ha introdotto, nello stabilire i contenuti e gli elaborati del PRG, il concetto della ricerca di "coordinamento con i PRG dei comuni confinanti". Inoltre anche il Piano territoriale paesistico ha individuato il quadro di relazioni esistenti nell'ambito delle Unità Locali definendo così gli indirizzi da seguire nell'elaborazione degli strumenti urbanistici comunali.
In questo scenario unico, vista la necessità di rivedere tutti i piani regolatori entro l'agosto del 2003 ai fini del loro adeguamento alla nuova legge urbanistica e al PTP, l'Amministrazione regionale, le Comunità montane e gli Enti locali devono perseguire un'intesa affinché le scelte locali si armonizzino in un quadro di programmazione regionale.
Uno dei cinque poli territoriali individuati dal Piano Territoriale Paesistico: Pont-Saint-Martin/Donnas.Infatti, tenendo conto della forte polarità o attrazione territoriale che esercita un grosso centro come Aosta nei confronti di numerosi Comuni limitrofi e non solo (dovuta indubbiamente alla tipologia di servizi offerti che sono di livello regionale e interregionale, basti pensare alla prossima istituzione dell'università della Valle d'Aosta), non sarebbe proponibile per gli altri poli situati nel fondovalle concorrere con Aosta tentando di riprodurre le stesse funzioni. La strada da seguire è piuttosto quella della specializzazione funzionale che caratterizzi diversamente i singoli poli territoriali, valorizzando le specificità di ogni ambito. Ciò porterebbe ad un duplice vantaggio: la sempre maggiore autonomia da Aosta, anche alla luce dei maggiori poteri accordati agli enti locali, e contemporaneamente la decongestione del capoluogo regionale. Il forte accentramento di servizi comporta, infatti, un elevato traffico automobilistico, con i conseguenti noti problemi di smog, la necessità di mantenere elevati standard di servizi ed un aumento della pressione residenziale.
Il Piano Territoriale Paesistico regionale ha individuato, oltre al comprensorio di Aosta e dei Comuni limitrofi, altri cinque poli territoriali localizzati nel fondovalle della valle centrale. Questi sono: Villeneuve/Saint-Pierre/Aymavilles, Nus/Fénis, Châtillon/Saint-Vincent, Verrès/Arnad e Pont-Saint-Martin/Donnas. Queste realtà sono di fatto ormai consolidate, tanto che sono stati realizzati o sono in corso di realizzazione interventi di riqualificazione e miglioramento della dotazione infrastrutturale di questi sistemi urbani (illuminazione pubblica, costruzione di marciapiedi, arredo urbano) e della dotazione di servizi (trasporti pubblici, servizi culturali, socio-assistenziali, scolastici e per l'infanzia). È tuttavia opportuno che, nell'ambito della revisione del Piano regolatore prevista dalla legge 11/98, i Comuni interessati coordinino le rispettive politiche insediative e operino scelte coerenti con gli indirizzi dati dal PTP per quanto attiene alla realizzazione di infrastrutture e servizi o all'ottimizzazione di quelli esistenti sia a scala comunale che sovracomunale.
A livello locale, infine, le scelte localizzative per la nuova edificazione dovrebbero tenere conto, oltre che di una programmazione temporale degli interventi, anche del costo di realizzazione e di manutenzione delle infrastrutture, costo che è solo in parte coperto dai contributi versati dai privati richiedenti una concessione edilizia (i cosiddetti oneri di urbanizzazione) e per buona parte sostenuto dalla collettività.
Un recente studio dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale della Confederazione Elvetica, basato su modelli rappresentativi delle diverse situazioni territoriali di insediamento e sui diversi tipi di località (grande città, Comune dell'agglomerato, centro regionale e Comune periferico), ha trattato l'argomento mettendo in evidenza l'elevata incidenza dei costi delle infrastrutture (acquedotto, rete fognaria, rete stradale e rete elettrica) nel caso che l'insediamento sia costituito da edifici piccoli con grande diffusione territoriale (ad esempio case d'abitazione uni o bi-familiare). Lo studio conclude quindi con la necessità di imporre tariffe diversificate, in applicazione del principio della causalità: cioè chi, nella scelta insediativa, determina maggiori costi infrastrutturali, contribuirà in modo maggiore. Ciò costituisce indirettamente un disincentivo al consumo di territorio, dal momento che localizzazioni molto decentrate e tipologie a case sparse verrebbero a costare di più rispetto a interventi più prossimi al centro e di saturazione degli spazi disponibili. I principi di sviluppo sostenibile cominciano evidentemente a farsi strada, essendo ormai chiaro che il suolo è un bene limitato e prezioso.
La morfologia della nostra Regione e le limitazioni imposte dai fenomeni naturali, i cui effetti sono stati disastrosamente e drammaticamente evidenziati dagli eventi alluvionali dell'ottobre 2000, ci dimostrano quanto il poco territorio disponibile meriti pertanto la nostra attenzione tanto nella pianificazione degli interventi da realizzare che nella delimitazione dei territori da salvaguardare.
   
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